C’era una volta Giosuè, una goccia d’acqua che nonostante la giovane età, aveva già viaggiato e visto tantissimi posti. Aveva conosciuto tante altre goccioline e fatto amicizia con animaletti acquatici di cui neanche ricordava il nome, ma non perchè fosse smemorato, la colpa non era sua e vi spiego perchè… La vita di una goccia d’acqua non è per niente facile, sapete?
La loro esistenza è un continuo mutamento fra essere, prima una goccia di acqua solida, poi vapore leggero e di nuovo goccia. Tutta l’acqua del nostro pianeta, sia che si trovi in una pozzanghera immobile, in un fiume che scorre o in un mare ondoso, finisce sempre, grazie ai raggi del sole che la scaldano, per evaporare nell’atmosfera sotto forma di vapore. Una volta salite in cielo, queste particelle di vapore si addensano e formano le nuvole. Quando le nuvole sono cariche e pesanti e lassù fa molto freddo, tutto il vapore ritorna goccia e cade sotto forma di pioggia, o se fa molto molto freddo, in neve.
Disegno realizzato alunni della scuola primaria Alessandro Manzoni
di Tizzano Val Parma
La goccia Giosuè, questo ciclo lo aveva già provato tante volte, e ogni trasformazione lo rendeva sempre più smemorato. Non aveva il tempo di fare amicizia, che dopo poco tempo doveva già trasformarsi e salire in cielo.
La nostra storia si svolge in un bel mare calmo di primavera, dove Giosuè aveva da poco conosciuto un gruppo di polpetti colorati, simpatici e allegri.
Giocavano tutti insieme fra schizzi e risate e Giosuè era un giocherellone, spesso faceva loro il solletico infilandosi nei loro tentacoli. Poi un brutto giorno sentì che il mare si stava scaldando troppo, era stanco e lento, tutti segnali che volevano dire solo una cosa; era il momento dell’addio. Allora i polpetti che non volevano perdere il loro compagno di giochi, lo presero e lo portarono da Lina la saggia tartaruga di mare che aveva sempre il consiglio giusto per tutti gli abitanti marini.
Giosuè chiese alla tartaruga: ” Cara saggia, aiutami! Come posso fermare questa continua trasformazione? Non voglio diventare vapore, salire in cielo e ritrovarmi chissà dove, lontano da questo bel posto che sento casa mia!”. Allora Lina titubante rispose: “Cara goccia non puoi sfuggire alle leggi della natura, ma se vuoi rimanere in questo mare, devi scendere nelle profondità, dove non arriva il sole e l’acqua non si scalda, solo così rimarrai per sempre qua”. Dopo una pausa riprese: “Ma sappi che non sarà facile, non posso dirti altro, lo scoprirai da solo, se vorrai provare”.
Giosuè la ringraziò dal profondo del cuore, aveva trovato la soluzione, non avrebbe più cambiato amici e casa e sentendosi allo stremo delle forze, cominciò la sua discesa chiamando a gran voce i suoi amici polpetti. Loro scesero un po’ e mano a mano che si addentravano nelle profondità, Giosuè stava sempre meglio, mentre i polpetti non riuscivano più a vedere niente e provarono sempre più freddo. Le parole della tartaruga riecheggiarono nella testa della goccia, il prezzo da pagare sarebbe stato quello di passare il resto del tempo da solo e al buio? La legge della natura non permetteva di vivere tutti insieme nelle profondità, e gli amici si dovettero salutare con un abbraccio di tentacoli. Le goccie non possono a piangere, ma Giosuè l’avrebbe fatto volentieri. Capì di non potere stare là sotto da solo, in mezzo a pesci mezzi ciechi e spaventosi. La natura doveva fare il suo corso, doveva risalire e lasciare che il destino lo trasportasse lontano, in cerca di nuove avventure che sarebbero durate un ciclo di vita.
