Recentemente un post su Facebook in cui condividevo la mia esperienza in merceria, ha aperto uno scambio di opinioni molto interessante sul tema del costo delle materie prime che gli artigiani devono sostenere. Che si tratti di legno, filo o, come in questo caso, di carinissimi bottoncini rosso fuoco, l’incidenza del materiale è una delle componenti da valutare nella definizione del prezzo della creazione.
La domanda è, come è giusto calcolare il valore del fatto a mano e di conseguenza, come si quantifica un lavoro handmade?
Innanzitutto si deve prendere coscienza di quello che si fa, con autocritica e senza autocelebrazioni; far parlare i risultati che si ottengono. Se il proprio lavoro ha un riscontro, quindi piace oltre ai parenti, che ci aiutano spronandoci ma di certo non sono giudici imparziali, vuol dire che funziona e questo apprezzamento ci indica che il nostro microspazio sul mercato ce l’abbiamo. All’inizio di questa avventura non mi sarei definita, artigiana, avrei sicuramente usato le virgolette per ammorbidire il concetto, sarei arrossita se l’avessi pronunciato a voce alta, invece questa strada mi ha portato a credere anzi a credermi. Sul blog di Handmade italia ho trovato un bello spunto di riflessione per trovare il prezzo giusto per le mie Fabdoll senza svalutare le ore occorse, l’idea iniziale, e i tentativi fatti. Le amiche della colibrìAcademy ci insegnano qualche regola di sopravvivenza con un decalogo, fatto su misura per le crafter. Il punto 8 è molto importante proprio in questo caso!
Cito parola per parola quello che una mia cliente speciale, disse ad una me ancora titubante: “Un balocco fatto a mano è per sempre“. Se ci pensate è proprio così, avrà sempre un posto speciale fra i giochi perchè ha una sorta di anima. Con tutto questo spero di aiutare anche voi a dare il giusto valore al vostro ingegno e manualità, perchè non si può comprare l’amore, ma comprare una cosa fatta a mano è un po’ la stessa cosa 🙂